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Villa Romana

La villa romana di Sant'Andrea. Fin dall'età repubblicana (II/I secolo a.C), le classi abbienti romane adottarono l'uso di realizzare nelle aree marittime di maggior pregio ambientale sontuose ville marittime. 

La Sardegna non gode di testimonianze particolarmente imponenti della vita signorile di età romana per quanto questo periodo storico abbia segnato profondamente l'isola sia dal punto di vista urbanistico, che storico, che culturale. Sono presenti esempi di ville rustiche, veri e propri centri aggreganti, funzionali alla gestione del territorio e alla produzione cerearicola. 

La villa romana di Sant'Andrea, di età imperiale, è un raro esempio di villa marittima nell'isola utilizzata probabilmente come residenza estiva e pertanto di riposo anche se non si esclude l'uso termale e probabilmente di attività di itticoltura. 

Sulla villa nel '500 fu edificato un terrazzamento a sostegno di una torre costiera abbattuta negli anni '60.

Le strutture della villa sono parzialmente compresse a causa dell’azione di avanzamento del mare, in parte sommerse, in parte disposte lungo la battigia e non si esclude che  nuclei relativi alla villa si conservino al di sotto delle moderne abitazioni edificate a ridosso del monumento. 

La struttura è realizzata in opus vittatum mixtum costituito da due corsi di mattoni alternati a due di tufelli. Sul lato Ovest sono visibili resti del paramento murario e ambienti della villa. 

Il materiale edilizio impiegato è costituito da tufelli in calcare e mattoni legati con calce e conglomerato duro con medi e piccoli inclusi. Tra i rinvenimenti è stato recuperato una base di colonna e un frammento di statua maschile in marmo, raffigurante Ercole, la divinità venerata quale protettore della casa. 
Tale rinvenimento potrebbe potrebbe anticipare la datazione del primo impianto della villa.

Della villa si individuano vari ambienti di pianta quadrangolare di dimensioni medio piccole, alcuni dei quali ancora pavimentati con lastre di laterizio (cotto), in parte sommersi o a filo d’acqua e in parte situati sulla spiaggia. 

A Est restano due pozzi di ottima fattura, di forma circolare di cui uno del tutto sommerso. A Nord Ovest resta un ambiente con copertura a botte e che conserva ancora il rivestimento della volta in lastroni di cotto. Al di sopra di quest’ultimo ambiente, resta ben leggibile parte del pavimento del vano del piano superiore.
 
Dall’indagine subacquea risultano altri ambienti completamente sommersi dei quali alcuni ancora con una pavimentazione ben conservata .Tra i materiali reimpiegati nelle strutture, si individuano alcune tessere di mosaico (bianco e nero) e frammenti di tegula hamata (frammentaria) frequentemente utilizzate nelle terme. I due pozzi affioranti dal mare  sono di ottima fattura.

La villa è stata oggetto di indagine scientifica, diretta da Donatella Salvi della Soprintendenza Archeologica di Cagliari, e dall’archeologa Patrizia Zuncheddu, negli anni 1999-2000. 

Il primo intervento consistette nell’abbattimento della costruzione di un edificio moderno che sovrastava parte delle antiche strutture della villa romana. Le indagini scientifiche furono limitate per dare priorità ad interventi di tutela più complessi e che fossero funzionali alla conservazione e salvaguadia del monumento.